La cecina è uno dei nostri tipici piatti pisani.
Ogni giorno da più di vent’anni proponiamo la solita ricetta tradizionale pisana con cottura al forno a legna.
Basti pensare alle nostre origini..alla fine degli anni 70′ chi di noi pisani non andava a mangiare la cecina alla storica pizzeria Chimenti?
Il nostro spirito innovativo però ci ha permesso di sperimentare nuovi sapori affiancandola a determinati salumi, formaggi e verdure.
Nasce cosi la voglia di mantenere semplici ricette a vere e proprie degustazioni a base di cecina.
I nomi per definirla sono tuttavia infiniti e altrettanto vasta la sua diffusione. Dovete infatti sapere che la cecìna cambia nome (e varia un pò anche nella ricetta) a seconda della zona e così:
Passiamo all’estero..
La storia della Cecina
Si dice che il nostro famoso piatto sia nato in seguito alla battaglia della Meloria, nel 1284.
“Nel XIII sec. le navi erano sospinte oltre che dal vento anche dalla forza dei rematori, spesso alimentati con zuppe di legumi ben conservabili come i ceci.
Dopo una battaglia alla Meloria, dove i pisani sconfissero i livornesi, le galere della “Lanterna” erano così affollate di riottosi vogatori da perdere la loro proverbiale agilità, e sembra che una di queste imbarcazioni, solcando l’irrequieto Golfo di Biscaglia, si sarebbe trovata per diversi giorni al centro di una tempesta. L’acqua di mare imbarcata provocò gravi danni nella stiva: i ceci si ammollarono, qualche barile di olio si sfasciò, e l’umido ridusse tutto in una purea. Quando ritornò il bel tempo, fu scoperto il piccolo disastro arrecato alle provviste e, per il fatto che i viveri erano diventati scarsi, ai prigionieri fu data da mangiare l’informe cibo. Qualcuno dei livornesi rifiutò la purea, abbandonando la scodella sul banco, salvo poi riappropriarsene il giorno dopo, quando i morsi della fame erano diventati irresistibili.
Un’intera giornata di esposizione al sole aveva però trasformato la pietanza in una specie di focaccetta, qualcosa di diverso dalla poca appetitosa poltiglia di ceci.
La scoperta casuale interessò i pisani che ne perfezionarono la ricetta cuocendola in forno a legna, battezzandola “oro di Pisa”.